Sudare a Dubai è un’esperienza di umiltà collettiva che
abbatte le barriere del pudore (eredità della buona educazione occidentale dove
ogni prodotto del corpo è qualcosa di cui vergognarsi).
Quando esci di casa vivi un momento di puro stupore, in un
secondo ti si appannano gli occhiali e ogni centimetro di pelle, solo dopo
inizi a sudare.
Se indossi una gonna le tue cosce scivolano l’una sull’altra
in modo quasi piacevole e non badi alle goccioline che corrono copiose sulla
nuca, tutti quelli che ti circondano stanno peggio di te perché sono vestiti da
strati e strati di stoffa e sembrano reduci da un acquazzone.
Si suda come in sauna, si suda come cavalli da corsa, si
suda sempre: notte e giorno alla stessa maniera; se sei in macchina e abbassi
il finestrino l’aria non ti asciuga neppure se procedi velocemente, neppure
dopo mezz’ora, è quasi un miracolo.
E quindi vivi questo stato di umidità prepotente con rassegnazione,
non ti preoccupi di chiazze e aloni o del fatto che ti appiccichi ad ogni cosa
che tocchi, perché tra luglio e agosto a Dubai sudano anche gli oggetti.
Le
vetrine dei negozi grondano di condensa; i bicchieri vuoti che ti servono
insieme alla bottiglia d’acqua, sono appannati; la macchina è coperta di
goccioline; i panni non si stendono dopo il tramonto come in un moderno
racconto dell’orrore.
Altrettanto stupefacente è lo schiaffo fisico ed emotivo che
ricevi quando entri in un qualsiasi “dentro”, che sia un negozio, un taxi o il
traghetto per umani che naviga sul Creek… senti come una morsa invisibile che
ti stringe il corpo fin nelle viscere e ti spaventi ogni volta come se il
freddo ti avesse fatto “BU!”; ora so di essere solidale con i surgelati, anche
se i più li considerano oggetti, per me hanno un’anima e so quanto soffrono lo
sbalzo di temperatura.
Solo i bianconi non sudano, dannazione, ma come fanno?!
Qualcuno dirà che sono predisposti a questo genere di clima, ma pure gli Altri
(i poveracci) lo sono, eppure sudano peggio di me che non sono stata costruita
per vivere a 50°.
La verità è che escono pochissimo, vivono nel loro mondo refrigerato passando
da un “dentro” all’altro: casa, moschea, negozi e macchina.
A volte fuori dai centri commerciali vedi macchine accese con dentro donne che aspettano gli acquisti di qualche biancone; se
invece è un negozio singolo lungo la strada, come quello che vende CD e DVD,
non scende proprio nessuno: accostano, suonano il calxon e aspettano qualcuno
per fare degli ordini, poi il negoziante corre dentro ed esce con una pila di
cd, loro li provano in macchina e infine, quando hanno deciso, suonano nuovamente
il claxson, l’omino corre fuori incassa e si riprende quelli che non piacciono.
Adesso in Italia si bolle con i vari Caligola, Caronte e
Lucifero, ma qui si vive il detto “non c’è limite al peggio”, e il mare e le
piscine si scaldano tanto che non senti la differenza quando ti immergi, nessun
sollievo! Se ti sei appena depilata per capire se sei dentro al mare, e quanto,
devi guardare.
È un po’ la medesima sensazione di smarrimento di quando
senti “ora, davanti a una bella fetta di lamponi, ne prendo due fette!”, sei tu
che ti sei mangiata anche due belle fette di polident o sono io che devo
bagnarmi la testa perché ho allucinazione uditive?
Allucinazioni o no il caldo sembra far impazzire solo noi italiani, qui non c’è la moda del delitto dell’estate, non è costume
innervosirsi per questo motivo, non ci si vergogna di aloni ascellari (in
parure con quelli lungo la schiena o attorno al collo), nessuno dice altolà al
sudore perché è chiara l’assurdità della pretesa.
Si suda allegramente in coro e si bevono 2-3 litri di acqua
al dì cercando di spegnere una sete implacabile che irrompe persino nei sogni,
sostituendosi al più classico tormentone del bisogno di fare pipì.
Una domanda: ma se ti sudi tutto quello che hai bevuto prima
che arrivi alla vescica, i reni poi si offendono?
suda l'aria
sudano i vetri
sudano le fotografie
pensilina della fermata dell'autobus climatizzata
lui è meglio se non viene a Dubai
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