domenica 17 febbraio 2013

Resoconto di un anno di vita a Dubai: Dubai è brutta




E' ormai un anno che vivo in questa città ed è arrivato il momento in cui il velo della superficie si è dissolto ai miei occhi lasciando vedere la verità celata. 
Tolti i grattacieli, i centri commerciali e i locali notturni, rimane un mare meraviglioso e la vecchia Dubai, quartieri di piccoli edifici mal tenuti e negozietti di ogni tipo vissuti solo dagli immigrati più poveri.
Oggi ero proprio lì con un argentino e un siciliano, avevamo appena assistito ad un incontro di lotta greco-romana tra pakistani nel giorno di festa: il venerdì.
Questo è l'unico giorno in cui le persone come loro vivono qualche ora di orgoglio, serenità e relax, il resto dei giorni della settimana lavorano in condizioni durissime fino a 12 ore di seguito, so che alcuni dividono persino il letto, alternandosi tra turno di giorno e turno di notte, altri meno fortunati non hanno neppure questo e si ammassano sulle piastrelle di un pavimento.
Ma oggi è venerdì e vicino al mercato del pesce c'è uno spazio sterrato e polveroso dove ci si incontra, ci si abbraccia e si stringono mani, dove ci si chiede come stai con un sorriso, pettinati e col vestito pulito e stirato che svolazza spinto da un vento gentile.
Si improvvisano partite a cricket o a calcio, 20 contro 20, tutti vogliono giocare e nessuno ha il cuore di far aspettare nessuno...tutti vogliono giocare e quindi tutti giocano.
Ma è verso le 16 che, rispondendo ad un richiamo silenzioso, ci si assembra intorno ad un cerchio di arena più fina; il mattatore inizia a richiamare l'attenzione, è un anziano con gli occhi bordati di kajal e agita il suo bastone di canna con fare bonariamente minaccioso, urla parole a me incomprensibili, ma evidentemente ilari.
Finge di arrabbiarsi per la meschineria e per la vigliaccheria dei presenti, per provocarli e convincere qualcuno a combattere, ma si sa chi lotterà, loro sono venuti preparati e li vedi che si riscaldano con espressioni gravi.
E poi l'annunciazione dell'intento al combattimento, con urla e saltelli e poi la sfida e poi l'accettazione di questa e il saluto, le strette di mano e infine la lotta, elegante e antica fatta di equilibri e forza, non di brutalità e prevaricazione.
Il rispetto è tale che è l'avversario che prende la sabbia e te la fa scivolare sul corpo per evitare che il sudore  gli renda più facile sfuggire alle prese.
Quando il vincitore si acclara i bordi del cerchio di spettatori di rompono e questi viene portato in trionfo, insabbiato e finalmente sorridente, col suo sacchettino in mano che raccoglie le offerte degli astanti.
Io fotografo e tutti mi spiano alle spalle per vedere il risultato, alcuni fermano la folla perché io possa scattare con più agio e il mattatore celebra il tutto come se fosse la festa di laurea del figlio.
Ma tutto questo era solo per darvi un suggerimento riguardo al mio stato d'animo del momento quando, camminando verso la macchina, abbiamo girato un angolo nascosto.
Ecco in quel preciso momento, al tramonto, tra lo spiazzo polveroso e il mercato del pesce all'aperto, ho visto un uomo dalla pelle nerissima magro come in Italia non se ne vedono neppure durante la settimana della moda, che divideva il suo pesce con un gatto magro quanto lui e solo quanto lui.
Lui ha alzato lo sguardo quasi sorpreso dal nostro passaggio in quell'angolo in cui non va mai nessuno, dove lui e il gatto si incontrano una volta alla settimana scambiandosi un momento di affetto senza bisogno di pronunciare una parola, comprendendosi e appartenendosi nella loro condizione di ultimi degli ultimi; è così che, vedendo il mio sorriso commosso fin quasi alla devozione, ha risposto col suo un po' sdentato e imbarazzato.
L'uomo dalla pelle nerissima ha gli occhi altrettanto neri e lucidi, qualche capello bianco ai lati della testa e ha reagito al mio sorriso come se rispondesse ad un segnale, sorridendo leggero e divertito, quasi disorientato dell'essere stato sorpreso, ma soprattutto compreso, in quel momento intimo.
Ecco quell'uomo magro, magrissimo, in quel momento per me era Dio.
Dubai è una città straniera anche agli stessi indigeni, gigante e superficiale, esibizionista e vuota, agitata da milioni di voci che non dicono nulla, in eterna espansione con la fretta di accogliere genti che non la sentiranno mai propria, che la useranno senza mai restituirle nulla, che la occupano senza fondare niente, che la abbandoneranno presto o tardi fino a che i soli padroni saranno questi altissimi edifici vuoti, divorati da un affanno al business le cui gesta non avranno alcun posto  nella Storia; perché a Dubai nessuno dice mai "ecco il posto dove voglio passare il resto della mia vita", ecco, in una città così arrivano milioni di persone  sole come quest'uomo celestissimo, con un'unica cosa da fare: faticare.
Non so se quest'uomo abbia una famiglia nel suo paese di origine, una moglie, dei figli che non vede da chissà quanto, non so se s'è fatto qualche amico qui, qualche paesano con cui passare il poco tempo libero, ma in quella dolce ora arancione che si scioglie al tramonto lui stava con quel gatto, dividendo del pesce tenuto in un cartoccio, seduto su una panchina in una angolo appartato.
Dubai è brutta, Dubai vive di un'agio costato sangue e vita di molte persone come lui, Dubai ostenta un lusso che non ti renderà mai una felicità autentica quanto quella di quell'uomo col suo gatto randagio.
Quell'uomo per lavorare qui ha dovuto consegnare il suo passaporto, questo lo rende proprietà di qualcuno.
Dubai non ha niente da dare se non i soldi, e quando giro per le strade tra le centinaia di migliaia di negozio che vendono tutto a chi già possiede tutto, non posso che sentirmi confusa e aliena, ma cosa ci faccio qui?
Di cosa ha bisogno questa gente che spende e incassa?
Di altri vestiti, macchine, telefoni, di altro nulla con il quale cercare di riempire un nulla che alberga nel loro petto?
Quando si sveglieranno? Quando ci sveglieremo?
Dubai è brutta perché non sa cosa fare con tutta la ricchezza che ha, l'unica idea che ha avuto è stata quella di prendere il peggio dalle società occidentali, gli stessi sbagli, le stesse brutture, le medesime ingiustizie (corruzione e droga a parte) e farle proprie, questo mi fa riflettere sulla questione "razzismo"... alla fine non importa di che colore è la tua pelle o quale sia la tua cultura, se ne hai l'occasione sfrutti il prossimo senza scrupoli.
Dubai è brutta perché se ti porti il sacchetto di stoffa per fare la spesa, se cerchi di fare la raccolta differenziata o hai altre manie del genere, ti guardano come da noi guardano le vecchie gattare che parlano da sole; l'ecologismo non riguarda Dubai, il mondo si sta bruciando e consumando sempre più velocemente e qui non si fa altro che accendere più luci, consumare più materia prima, irrigare un campo da golf nel deserto o mantenere una pista da sci al chiuso con fuori 50 gradi all'ombra.
Dubai sembrerà un paese esotico e lontano, ma è il nostro specchio più impietoso e veritiero nel quale io mi vedo estranea.




il mattatore sfida il pubblico


la vittoria

Non ho nessuna foto dell'uomo magrissimo col suo gatto magrissimo, non si fotografa Dio.