Già chiamarle case è ridicolo, perché queste torri
mastodontiche tutte schierate sulla strada o raccolte in gruppi sull’orizzonte
non assomigliano alla nostra idea di casa, ai nostri disegni filiformi che
facevamo da bambini.
In macchina, appena arrivata, guardavo ammutolita questi giganti
verso i quali correvamo che rapivano ogni mia attenzione e non solo per la
meraviglia, sentivo dentro di me un barlume di istinto animale. Questi palazzi
sono così numerosi, così alti, così vicini, con mille occhi impenetrabili, da riuscire a risvegliare il cerbiatto furtivo e in allerta che c’è in ognuno di
noi.
Te li senti addosso, alcuni sono talmente alti che non
appaiono puntati verso il cielo, ma sembra quasi che si pieghino in tua
direzione, osservandoti.
Una volta arrivati a quella che sarebbe diventata a mia
abitazione (un complesso di due torri a forma di mandorla che si conficcano nel
terreno come due ossi di seppia giganti) sono uscita sul terrazzino e, più che
in casa, mi sentivo in un senato dal numero di finestre che mi circondavano!
Dubai è quasi come stare in un’enorme cattedrale senza
tetto, con pilastri e contrafforti colossali che ti fanno sentire minuscola
e ammirata.
Girando per la città osservi febbrile le forme, i disegni, torri
ritorte, curve, a specchio, con dei buchi tondi nel mezzo simili allo Stargate,
a forma di missile, torri gemelle uguali all’empire state building (certo se
devono copiare, mica possono farne uno, devono esagerare qui)… se Nanni Moretti
venisse qui con la sua vespa sbroccherebbe!
E gli interni sono curatissimi, marmi, specchi, luci,
profili in legno, arredamento… tutto scelto e disegnato al dettaglio maniacalmente, ogni
grattacielo col suo carattere, la sua impronta, battezzato col suo nome, quasi
a farne un’entità.
Il tutto circondato da strade e svincoli come un ricamo
barocco che cesella la città, innumerevoli svincoli-trappole che sei hai scelto
bene sei arrivato, altrimenti ti devi sparare altri 30 km solo per ritornare
alla svolta. Strade a 4 carreggiate per andamento di marcia, perché quando la
benzina ti costa 20 – 25 centesimi al litro e le macchine quasi la metà che in
Italia, non c’è bisogno di avere i petroldollari perché un uomo si compri un
bolide e voglia sfrecciare… andare è da sfigati, scusate, qui si romba, si
ruggisce (mortacci loro e benedetti doppi vetri) e si suona il claxon, aaaaah
che liberazione suonare il claxon, per salutare, avvisare, offendere,
partecipare, incitare, o solo per sbaglio, il claxon è lo strumento in maggior
voga in questa città.
Ma c’è anche la metropolitana (esterna e sopraelevata, che
metropoli sarebbe senza?) e un servizio pubblico di autobus, ma quando un taxi
ti costa 2 o 3 euro, come fai a dire di no? Che in Italia solo i cardinali o
quelli a cui lo rimborsa la ditta possono permettersi di prendere il taxi.
Concludendo voglio specificare una cosa: Dubai è una città
in cui puoi lasciare la tua nikon reflex con mega obiettivo in bella vista nel
sedile posteriore della macchina e andartene, sapendo che la ritroverai al tuo
ritorno; è una città in cui lasci le finestre aperte al primo piano anche se
esci di casa; è una città in cui una donna può girare serena giorno e notte da
sola, anche in minigonna; è una città in cui ti senti al sicuro ovunque, una
sensazione che forse non ho mai provato.
il Senato
anche il tomtom si arrende
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